Abstract
A partire dall’esilio di Erich Auerbach a Istanbul dal 1936 al 1947, il contributo propone una riflessione sui concetti di diaspora e di esilio da adattare a due scrittori italo‐ebrei provenienti dalla diaspora orientale: Miro Silvera con Il passeggero occidentale (2009) e Gad Lerner con Scintille (2009). La forma etica che adotterà Auerbach nella sua vita è proprio quella dell’esistenza nella diaspora come modus vivendi e come imperativo etico. Presupposto che è stato fondamentale per Edward Said per elaborare il suo concetto di critica culturale da una posizione sempre minoritaria, e per Emily Apter per contestualizzarlo, e renderlo meno drammatico, con l’aiuto della figura di Leo Spitzer, il predecessore di Auerbach, che ha introdotto invece il concetto più dinamico di translatio. In Silvera e Lerner il concetto di diaspora è fondamentale per capire la “worldlessness” (acosmia) ebraica di cui parlava Hannah Arendt. Lerner riesce a trasformarla in qualcosa che si potrebbe chiamare “worldliness”, quell’etica della coesistenza auspicata da Said seguendo la traccia di Auerbach ma forse già prima incarnata dalla translatio spitzeriana.
Keywords: Auerbach; Spitzer; Lerner; Silvera; diaspora; esilio; translatio; Said
Original language | Italian |
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Title of host publication | Ebrei migranti: le voci della diaspora |
Editors | R.M. Speelman, M.M. Jansen, S. Gaiga |
Place of Publication | Utrecht |
Publisher | Igitur Publishing |
Pages | 361-374 |
Number of pages | 14 |
Publication status | Published - 23 Jun 2010 |
Keywords
- Specialized histories (international relations, law)
- Literary theory, analysis and criticism
- Culturele activiteiten
- Overig maatschappelijk onderzoek